La seconda Mostra Provinciale, Pisa, aprile 1931

II Mostra di Arte

Pisa, aprile 1931

 

 

COMITATO ORGANIZZATORE

Ing. FIASCHI RANIERI

Presidente del Comitato Provinciale della Confederazione Professionisti Artisti

Ing. FEDERICO SEVERINI

Fiduciario della Sez. Pisana del Sindacato Belle Arti

Cav. GIUSEPPE BOLOGNESI

Cav. Uff. Ing. GIULIO BUONCRISTIANI

Ing. FORTUNATO CINI

Prof. ALBERTO NICCOLAI

Ing. ALVARO PINELLI

Arch. ORESTE ZOCCHI

 

UFFICIO DI SEGRETERIA

EUGENIO SEMENTA, Segretario

Cav. FRANCESCO TELLINI, Cassiere

 

COMMISSIONE DI ACCETTAZIONE

S. E. ROMANO ROMANELLI, Accademico d’Italia

Comm. PLINIO NOMELLINI

GIANNINO MARCHIG

 

 

SECONDA MOSTRA D’ARTE IN PISA

Anche quest’anno Pisa ha la sua Mostra d’Arte a cura della Confederazione Professionisti ed Artisti che accoglie nelle sue file la cittadinanza più cospicua per intelletto ed amore cittadino.

Dopo l’esito veramente lusinghiero della mostra del passato anno, non era possibile rompere la tradizione che si era venuta formando quasi di per sè  ad accrescere nome e decoro alla Città che fu nel primo Rinascimento il focolaio della grande arte nazionale.

Tutti ricordano il successo che la prima Mostra ebbe nei locali del Consiglio dell’Economia e come le poche sale ben messe, con gusto e genialità, mercè la cooperazione di artisti e di camerati, divenissero convegno a quanti nutrivano nell’anima la favilla della bellezza; come tra le animate discussione si venissero rivelando e quasi scoprendo artisti troppo poco noti o per al modestia della loro vita, o per le assillanti necessità d’ogni giorno, che li urgevano e li costringevano a lavori commerciali, fatti senza quell’intimo ch’è la fiamma cui si alimentano e si arroventano arte e bellezza.

L’esito della prima prova ha incitati gli organizzatori a tentarne un’altra, della quale già si intravede il successo se si pensi che il numero degli espositori pisani supererà quello dell’anno passato e che i lavori saranno di maggior lena e più ampio respiro.

Era logico che in Pisa attecchisse meravigliosamente questo tentativo di resurrezione artistica. Questa città bellissima che vive la febbrile vita moderna, ma che si stende tutta ai piedi de’ suoi santi marmi e accoglie nelle vie e nelle piazze, in cui l’armonia dei colori si fonde perfetta e geniale, e il verde dei giardini ingentilisce le ferrigna pietra onde son costruite chiese e palazzi; in cui l’Arno passa come una arteria pulsante di vita e di bellezza entro la curva maliosa verso i boschi di S. Rossore, doveva, di necessità, conservare intatto il gusto più squisito per l’arte, il senso della bellezza, la gioia trepida della visione dei suoi tesori. Popolo di esperienza millenaria il nostro; Roma gli inoculò la “virtus” militare, che lo irraggiò nell’occidente e nell’oriente, donde trasse il gusto del colore, della gioia sgargiante delle stoffe, dei mosaici, degli intarsi, degli smalti, che, contemperato col senso di misura latino, creò, quasi per magico incanto, sui paramenti delle chiese e dei palazzi, un nuovo elemento adornativo che si diffusa in tutta Italia. Da quella primavera mai tramontata, il popolo della Città nostra trae di continuo quel gusto del bello di cui ama ornare ogni sua manifestazione, si che non è da meravigliare se la prima Mostra d’arte ebbe visitatori molti anche tra il popolino che volle pur dir la sua con onesta franchezza e senso innato di gusto.

Sotto questi auspici si apre, questo anno, la seconda Mostra d’arte pisana. La Confederazione dei professionisti ed artisti intende ch’essa sia palestra ai giovani ed ai vecchi per nuove affermazioni; per i giovani in specie che solo attraverso queste prove del fuoco possono affermare la loro personalità artistica e la loro decisiva volontà di vittoria.

Il voto che facemmo l’anno passato, che cioè la prima mostra fosse “antesignana di una lunga e duratura serie di altre mostre di arte e di bellezza” è così esaudito. Oggi possiamo dire che si consolida e veramente si attua il primo tentativo: il magico cerchio è rotto e Pisa si avvia a segnare, anche in questo campo, un’orma. Noi sogniamo che sia, col tempo, un’orma profonda, di cui rimanga traccia negli anni. La sua bellezza, la sua positura, la sua gloria, la sua tradizione gliene danno diritto. Noi facciamo voto che le Mostre annuali pisane si ingigantiscano coll’ingigantirsi del respiro della Nazione.

 

IL CONCORSO PER IL CARTELLO DELLA II. MOSTRA

Verbali della Commissione Giudicatrice formata dai Signori:

Comm. MARAINI ANTONIO, presidente

CARLINI SPARTACO

FIASCHI RANIERI

Comm. NOMELLINI PLINIO

VIANI LORENZO

I Verbale: 24 gennaio 1931 – Palazzo “alla Giornata…”

La Commissione, dopo attento esame dei bozzetti presentati, dichiara di non poter aggiudicare alcun premio. La stessa Commissione richiama gli autori dei Bozzetti “Ibis Redibis – Ida II – Sbandieratore” che hanno dato prova di sapersi più degli altri avvicinare agli scopi che si proponeva il bando di concorso, a una seconda gara da chiudersi improrogabilmente il 21 febbraio p.v. con un premio unico di Lire 1000 (mille).

Seguono le firme

II Verbale: 24 marzo 1931

La Commissione per l’aggiudicazione del premio al concorso di 2° grado per il cartello della Mostra Pisana, esaminati i bozzetti presentati delibera di aggiudicare il premio unico – a parità di merito – agli autori dei lavori segnati con il motto “Ibis Redibis” e “Ida II” previe alcune modificazioni.

Il bozzetto segnato con: “Ibis Redibis” sarà pubblicato per il manifesto di richiamo e il bozzetto “Ida II” come cartolina e da servire comunque per altra forma di pubblicità.

Seguono le firme

Gli autori dei lavori prescelti sono risultati i Sigg. GEMIGNANI RANIERI (motto Ibis Redibis) EUGENIO SEMENTA (motto Ida II).


 

L’ARTE ED IL SINDACALISMO

L’organizzazione della II Mostra d’Arte non è stata facile come prevedevamo dopo il successo della I riuscita pur sempre un tentativo nobile e decoroso.

La ragione? Molto scetticismo in alcuni ambienti cittadini, poco amore per l’arte, una non esatta visione di quelli che dovrebbero essere gli interessi morali della città di Bonanno e di Giovanni, di Giunta e del Lomi, una non completa conoscenza di ciò che è patrimonio di molta intelligenza e di indiscusso valore di vecchi artisti vissuti fino ad ora allo scuro, di giovani che aspirano ad affrontare le vie tormentose dell’Arte. Ma siamo arrivati ad inaugurare questa seconda rassegna di opere ormai giudicata da uomini come Romano Romanelli, Accademico d’Italia e da Plinio Nomellini. E tutto ciò è d’orgoglio per chi volle tenacemente questa rinascita di vita artistica cittadina.

Ma l’importante, a prescindere dalle considerazioni fatte più sopra di carattere morale, è il valore, da un punto di vista sindacale e quindi squisitamente fascista della manifestazione. Come dicevamo lo scorso anno le Mostre provinciali servono a selezionare valori, a metterne in evidenza, a stimolare l’emulazione. E ancora: servono a tenere viva e pronta l’attività dell’Artista sì che non passerà alcuna Mostra annuale senza che non appaia evidente il progresso certo per una ricerca più accurata di tecnica e di affetti, un intendimento più profondo, il tentativo di raggiungere una nuova vittoria.

Il vaglio, derivante dall’esame che commissioni autorevoli fanno delle varie manifestazioni a carattere provinciale e regionale mette in luce le opere più pregiate e quelle che hanno un segno nuovo che riveli il genio. Così l’artista, vero che lavora con intelletto ed amore avrà il riconoscimento che gli spetta, avrà una maggiore possibilità di collocare le sue opere, avrà la sua fronda di alloro.

Tutto questo l’organizzazione Sindacale fascista fa con opera assidua e diremmo quasi affettuosa. I resultati che ne derivano sono palesi anche da questa nostra Mostra e di ciò ci sentiamo soddisfatti. Giovani che forse non avrebbero mai creduto di potere uscire dal cerchio della propria città e dal paesetto natio vedono quest’anno le loro opere ad una delle più interessanti ed importanti manifestazioni che vanti l’Italia: l’esposizione Fiorentina. Lavorare, lavorare dunque con amore ma soprattutto con la coscienza di potere giovare con le opere alla rinascita spirituale della Patria fascista. Ed il Sindacalismo questo vuole al di sopra di vane accademie e deliberate scuole.

Alla Quadriennale Romana hanno diritto di ospitalità l’arte del più puro ottocento e l’arte del più ardito e nello stesso tempo primitivo novecento, il romanticismo e il futurismo.

Tutto ciò dice come l’organizzazione sindacale desideri sopratutto che si lavori con la più assoluta sincerità e come apprezzi e conforti con ogni mezzo i tentativi, siano pur essi audaci, per la ricerca di nuove vie, per il raggiungimento di mete radiose. Ecco quindi perchè abbiamo voluto che la Mostra d’Arte della città che raccoglie nel suo mirabile Museo la preziosa raccolta dei primitivi nella pittura, aprisse le sue porte ad ogni varietà di stile, ad ogni nobile ricerca, ad ogni più ardita espressione.

Il Comitato cittadino per l’annuale Mostra, emanazione dell’organizzazione sindacale della Confederazione Professionisti ed Artisti, annuncia da oggi la III Mostra d’Arte.

 

 

 

SALA FUTURISTA

“Noi non dobbiamo rimanere dei contemplativi. Non dobbiamo sfruttare

il patrimonio del passato. Noi dobbiamo creare un nuovo patrimonio da porre

accanto a quello antico – dobbiamo crearci un’arte nuova – un’arte dei nostri tempi”

MUSSOLINI

Nelle arti plastiche i Futuristi, partiti dall’impressionismo, hanno forse i loro predecessori negli artisti di tutti i tempi che distrussero il contorno ideografico degli oggetti e ne sentirono i rapporti di simpatia con i diversi ambienti, ma in linea ancor più generale essi hanno le loro affinità spirituali con quanti concepirono il dramma al di là di ogni obbiettività reale e morale, riponendolo esclusivamente nelle entità plastiche. Il disgusto della scienza, verso la quale furono professati atti di fede che non seppero colmare i vuoti dell’anima, il bisogno di un felice regno della fantasia, organizzato da una forma di ragionamento lirico, è nel fondo di ogni uomo. Il procedimento positivista, il peggiore ragionamento borghese, sembrano averlo apparentemente soffocato nelle coscienze. Quindi il fenomeno dell’incomprensione del pubblico, che avendo ricevuto un’educazione affatto contraria, non sa giustificarsi le opere dei futuristi. I grandi e gloriosi modelli del passato sono da costoro guardati con la pietra del paragone della realtà sensibile. Per quel tanto che contengono di apparente verità materiale, che essi possono sentenziare come male o ben fatta, credono di aver capito, mentre non hanno colto se non il pretesto che servì all’artista per comporre la sua miracolosa architettura di personalità e di universalità insieme. Perciò pontificano sull’immediatezza delle rappresentazioni estetiche degli antichi, mentre domandano affannosamente le spiegazioni delle opere nostre, verso le quali quella loro piccola pietra di paragone non serve più. Se così non sarà, essi si troveranno molto meno a disagio nella nostra saletta futurista.

Perchè in un certo senso tutti gli artisti, i più grandi, possono essere considerati giustamente dei prefuturisti; una sola categoria – fortunatamente per noi – si sottrae a questa specie di futurismo universale: l’Accademia, l’infausta produttrice delle opere commerciabili fatte in serie, del quadro storico della celebrazione, aulica della gonfiezza retorica che abbaglia gli ingenui con la sua smagliante apparenza, non solo quella dell’ottocento professorale, ma quella di tutte le età e nazioni. Oro falso e pezzetti di vetro sono il suo diadema di regina carnevalesca e compassionevole.

Noi siamo dei giovanissimi. Abbiamo trovato a vent’anni per la nostra anima insofferente di consuetudini, la grande liberazione futurista. Ci siamo nutriti di Marinetti poeta e teorico, come dell’unico cibo spirituale per la nostra fame; abbiamo applaudito i suoi marosi guerrieri all’assalto delle fortezze azzurre piene di stelle ironiche e distratte, abbiamo appreso l’insegnamento di suo padre il Vulcano, deciso a distruggere i nidi agli ingenui uccelli d’Italia perchè finalmente imparino a volare sulla vita. Abbiamo ritrovato noi stessi nella grande conquista boccioniana del dinamismo plastico, interpretazione lirica della nostra e dell’universale inquietudine. E siamo orgogliosi di questa creazione dell’anima artistica d’Italia che instaura una sensibilità senza confronti e senza anticipazioni, che è seguita dalle avanguardie di tutto il mondo, ed è come la misura – espressione della nostra razza veloce e colorata, di contro alla conquista scompositiva, ma statica e grigia, delle forme e nello spazio, che caratterizzò l’audacia dei Cubisti francesi.

Il bisogno di realizzare la presa di possesso di una architettura spirituale è la molla della nostra progressione. Tutti e tre in maniera diversa vi aneliamo con ogni nostra possibilità. La natura è il mezzo, non il fine, perciò non esitiamo a dilatarla entro i vasti orizzonti della nostra sensibilità futurista. Abbiamo troppa fiducia nella potenza fantastica e nel ragionamento lirico che studia, coordina, e limita il superfluo e lo spurio. Siamo i primi a negare la letteratura e il ragionare freddo, ma siamo anche i primi a negare i puri folli che non furono mai.

Volendo esprimere interamente noi stessi, volendo rappresentare quello che non fu rappresentato e che non può ricevere vita all’infuori della nostra personalità, noi saremo anche comunicabili per quel tanto di tutta l’umanità che è in ogni singolo uomo, e perché l’artista ha sopra tutti gli uomini in maggior grado il dono di contenere in sintesi l’umanità di oggi e di domani. Ci lamentiamo solo di non avere ancora varcato le soglie che intravediamo nel fondo, nè sappiano se le varcheremo, ma siamo orgogliosi e invincibilmente ottimisti.

BELLONZI

CASINI

ACQUAVIVA

 

 

 

ORDINE DELLE SALE

 

SALA PRIMA

Gentilini Nello (pitture)

Frantoio (Campagna Pisana)

Fiori di campo (Paesaggio)

La Vendemmia (Campagna Pisana)

Paese toscano

Pianura Pisana (Paesaggio)

Asciano

Bozzetto (Tempo uggioso – Galline)

Disegno colorato (Pascolo)

Fiume lungo monte (Asciano)

Bianco nero (Le Piante)

Fiume (Campagna pisana)

Bozzetto (Tra il verde) Asciano

Pascolo al Padule – Asciano

Casa campestre

Primavera

Poggio.

 

Conti Alfredo

Arciere (Scultura)

Testa (Fanciulla pensosa – scultura)

Natura morta (Magnolie)

Natura morta (Spesa della massaia)

Fosso dei navicelli

Sul Serchio

Studio di testa (Disegno)

 

Terri Armanda

Ritratto

Fiori

Fiori

Mareggiata

Paesaggio

Fiori

 

Sirletti Augusto

Arnino

Natura Morta

Il cocker Spaniel (disegno)

Il cucciolo

Ritratto del Prof. Venceslao Cesaris Demel

Ritratto di A. Cortese (disegno)

Ritratto del Dott. Ponsano (disegno)

 

Pizzarello Salvatore

Figura col liuto

Visione totale

Attonimento grigio

Carro rosso

Architettura di luci

Prospettive grigie

Dinamismo panoramico

Ora imprecisa

Paesaggio arrampicato

Piramide di oggetti

Natura morta in luce

Natura morta in penombra azzurra

Autoritratto (disegno)

Bozzetto per Autoritratto (disegno)

Ritratto dello Xilografo E. Lenci

Soluzione della forma plastica

Anima cristallina

Dinamismo di suonatore (1, 2, 3) in atmosfera

 

De Mas Irene

Allo specchio (Ritratto)

Collina

L’attesa

Lo scaldino

Interno

Tavola imbandita

La Maceglia (Maresca)

Ginetta

Tramonto (Barga)

Piccole amiche

Nell’estate

Sotto la lampada

Lieve sorriso

 

 

SALA SECONDA

Pizzanelli Ferruccio

Macchia di S. Rossore

Paese (S. Michele)

Ritratto di bambino

Chiostro di S. Francesco (Pisa)

Viale a Pisa

Mare

Ponte a Mare e Fortezza Pisana

Lung’Arno dal Ponte a Mare

S. Maria della Spina prima dei restauri

Magnolia

Padre Guido

Fine di un giorno

Monte Calvana a Travalle

Ritratto di Giuliana

Quando canta la cicala

Santa Chiara di Assisi

Sulla Calvana

 

Severini Federigo

Natura morta

Natura morta

Natura morta

Natura morta

Natura morta

Sera in Tombolo

Nella Pineta (Tombolo)

Pineta di Tombolo

Lo Stagno (Tombolo)

Riflessi sullo Stagno (Tombolo)

Il Romito (Livorno)

Sera (Lungo il Canale dei Navicelli)

Ritratto

Ritratto

Natura morta

 

Dell’Acqua Aldo (pitture)

Pascolo

Lago di Luco

S. Rossore – Fiume morto

Canale di Tombolo

Tramonto ai Bufalotti

La Grigna

Mareggiata

Solitudine

Betulle

 

Chiaramonti Giovanni

Chiesa di S. Francesco (esterno)

Ave Maria

Alle Piagge

Alle Piagge

L’Arno in piena

La predica del Nonno

Le Pianacce (Pascolo)

Una Via di Barga Vecchia

Testa di Vecchio (Studio)

La Vecchina (Barga)

Il Serchio

A Bocca d’Arno

L’Oleandro (Barga)

La Vecchia ferriera

Cimitero dei soldati

Interno

Barga

 

SALA TERZA

Salvestrini Decio (pitture)

Crisantemi

Crisantemi

Tramonto (Tonfano)

Verso Calci (Rustico)

Al pozzo

Mattino (Giardino Scotto)

Il Crati (Cosenza)

Sulla spiaggia

Mucche a riposo

Impressione

Impressione

Impressione

Impressione

 

Di Beo Pietro (sculture)

Poeta (testa)

 

Sementa Eugenio (pitture)

Sera sull’aia

Chiesa Pisana sul mare (Sardegna)

Dalla terrazza

La casa bianca   (impressione.

Pagliai al sole            “

Primavera                  “

Natura morta

Paesaggio          (impressione)

Paesaggio                   “

Case                            “

(sculture):

Selvaggia (testa)

Ida (busto)

 

Furlanetto Manlio

Meriggio nel bosco

L’ora triste

Bufalotti

Arnino

I Poggi

 

Pertici Menotti

Testa (studio)

Testa (studio)

La Chiesina (Paesaggio)

Strada di campagna

Coli Gina

Torre dei carcerati (Viareggio)

Mattino al molo            “

Bilance al Molo

Bagno Nettuno

Pineta

Pini

Case in Darsena

Chiesa di S. Paolino

Viale dei Platani

Barche in riposo

Scogliera e Bilancia

Ponticello solitario

Darsena

Darsena vecchia

 

 

SALA QUARTA

Bellonzi Fortunato (pitture)

Dinamismo plastico

Futuritalia

Autoritratto

Atmosfere fasciste

Maschere

Architettura di vetri (luci)

Introspezione psichica di prostituta

Evoluzione di fiore foglie

Profondità notturne

S. Francesco (Xilografia)

 

Casini Giorgio

Calciatori

Natura morta

Paesaggio

 

Acquaviva Giovanni

Ritratto pensiero

Ritratto pensiero

Ritratto colore

Ritratto colore

Sintesi e architettura di spazi

Paesaggio fiaba

Plastica e ritmo magici

Geroglifico

Dinamismo di danza

Architetture

Notturno

Disegno

 

 

SALA QUINTA

Cittadini Giovanni

Ritratto

Cristo

Ultime nevi (Paesaggio)

 

Pagni Renzo

Bastioni di San Gallo

Le Apuane dalle Maggiola

 

Fascetti Andrea

Tondino (Prime Luci)

Le Apuane a sera

Spiaggia di Marina di Pisa

 

Bonfanti Gino

Effetto di sole

Alle Piagge

Ave Maria

L’Arno a sera

Alle Piagge

 

Casieri Manlio

All’Ave Maria                (Paesaggio)

I monti di Vecchiano            id.

I monti di Vecchiano            id.

Verso sera id.

Casa colonica  id.

Le Apuane id.

 

Baldassari Livio

Paesaggio

Ritratto

Nella Cava

 

Trevisi Mario

Camposanto Vecchio

Marina

 

Massitani Dante

Ricciolo (Figura)

 

 

SALA SESTA

Rossi Curzio

Allegoria della Primavera

Pianura Pisana

In riva all’Arno (bozzetto)

 

Cerri Guido

Primavera 1914

Natura morta

Canale dei Navicelli

Meriggio

Paese

Quiete

Lungo l’Argine

Natura morta

Sulla Via d’Asciano

Natura morta

 

Scomparin Cesare

Natura morta

Natura morta

Paesaggio

Paesaggio

 

Lenci Egidio

N. 14 Xilografie

 

Fagiolini Giotto

Pianto innocente (busto terracotta)

Presso Peccioli

Il Moro (bianco nero)

 

Rognini Mario (pitture)

Ritratto

 

Iacopetti Mario

Torre (Bientina)

 

Comparini Pietro (sculture)

Casa rustica

 

Kűfferle Carlo (sculture)

C’era una volta – gruppo – terracotta

Precocità – testina – marmo

 

Cenni Gustavo

Ritratto di bimba (Testina)

Targa con S. E. Mussolini

Figura di Aviazione

N. 9 piccole figure

Bassorilievo

 

Del Muratore Luigi (sculture)

N. 7 sculture (busti, soprammobili)

 

 

SALA SETTIMA

Discovolo Antonio

Mareggiata

Mimosa

Fra riviste e libri

 

Carlini Spartaco

Piazza della Berlina

Canale dei Navicelli

Sostegno

Buoi

Paesaggio

Paesaggio

Vignetta

 

Viviani Giuseppe

Paesaggio

 

Mori Pachetti Berta

Disegno

id.

 

Rinaldo degli Albizi

La villa dei Glicini

Il laghetto

Viareggio

Paesaggio

I cipressi